QUELLA MODA DI SALTAR

 

 

 GIU' DAL CARRO DELLO SCONFITTO

 

 

di Enzo Costa

 

 

 

“La mamma del Pd è sempre incinta”: ha l’urticante perfidia della satira più dura, la battuta-tormentone che il comico Ficarra pronuncia a Striscialanotizia con tono efficacemente straniato. Quello di una perentorietà intrisa di ammirazione, come se stesse dicendo che il Pd, con tutta evidenza, sprizza rara intelligenza. E invece, superfluo dirlo, il senso è l’opposto: la battuta-tormentone è una variazione della massima che recita “La mamma dei cretini è sempre incinta”. Il Pd, dunque, come cretino globale, seriale, incessantemente concepito e, poi, partorito e, quindi, pronto a colpire a ciclo continuo con le sue malefatte dovute a una sorta di imbecillità genetica. Sghignazza, in studio, l’altra metà della coppia comica, lo stralunato Picone e, di certo, si diverte parecchio il pubblico a casa. Che, subito dopo, può godere delle spassose assurdità con cui Ficarra illustra l’aforisma sulla prolificità della genitrice del partito: partito che ora, garantisce surrealmente sicuro l’improbabile politologo siculo, ha messo Berlusconi con le spalle al muro, e lo annienterà con norme sul conflitto di interessi e contro le leggi ad personam che Lui aveva varato. Intanto, annuncia l’esilarante conduttore, il Pd pensa già agli slogan per la prossima campagna elettorale, che si rivelano essere tristi riciclaggi di vecchi caroselli in bianco e nero, tipo “un partito che crea l’atmosfera”, “così tenero che si taglia con un grissino”. Un partito-cretino e, per di più, destinato ad un patetico archivio, ad una politica tanto ridicolmente vintage quanto, di nuovo, stolida, in cui si rispolvera propaganda d’epoca senza forse neppure accorgersi che, in origine, si riferiva a brandy o a tonni in scatola (oggi, invece, buoni come metafore che indichino Parlamenti da aprire). Mi sono soffermato su questi siparietti di Striscia perché, per me, sono significativi: intanto, raccontano questi giorni, queste ore. Tutti noi, chi più chi meno, stiamo criticando, accusando, attaccando, biasimando il Pd, ora col linguaggio della satira (l’ho fatto anch’io, pure su queste pagine, e temo, da simpatizzante, che mi toccherà farlo ancora), ora senza registri umoristici. Molti degli accusatori sono all’interno del partito (tantissimi fra i militanti, diversi fra i dirigenti), altrettanti ne sono fuori. Questi ultimi, a volte, sembrano i più furiosi: ho visto in rete le immagini di contestatori “antagonisti” al corteo torinese del Primo Maggio. C’era un militante che reggeva con ostinazione una bandiera del partito ed era assordato da un coro di “Vergogna!” scanditogli beffardamente in faccia da decine di manifestanti con la maschera di ‘V’, alla cui testa una signora smascherata con occhiali tentava più volte di strappargli la bandiera. Non so se per simpatia per il più debole, o se per appartenenza alla casta, ma io, da spettatore, ho parteggiato per il militante con bandiera. Che ha resistito. E poi, specie sul web, è un proliferare di invettive a cinque stelle per l’ignobile inciucio governativo, quasi tutte riservate al partito (già) di Bersani, prima schifato dai medesimi fustigatori come morto vivente che cercava di infettare il MoVimento con le sue profferte in otto punti. Certo, di mezzo c’è stato il caso Rodotà, con tutte le semplificazioni e le strumentalizzazioni da una parte e gli errori, le “furbizie”, le nequizie (moltiplicatesi per Prodi) dall’altra. Ma, oltre a questo, e al di là, ripeto, del motivato risentimento dei militanti, pare che “Dàgli al Pd!”, esibendo furibonde o sarcastiche delusioni, sia la tendenza del momento, specie fra chi fino a poco fa dal Pd aveva esibito un’orgogliosa distanza: saltare giù dal carro dello sconfitto dicendone peste e corna, con l’indignato rancore di chi si sente tradito. Carro su cui in realtà non si era mai saliti, neppure prima dell’aborrito inciucio. Per carità, io sono fazioso, e magari non comprendo che, oggettivamente, il Pd merita tutto questo. Ma, faziosamente, resta in me l’impressione che sia un bersaglio facile, comodo, di sicura presa, utilissimo allo scarico di proprie e altre responsabilità, alla cancellazione della complessità di una situazione causa, anch’essa, del disastro attuale. Però, detto ciò, riconosco la perfetta sintonia con i tempi nonché l’efficacia comica di un fortunato programma televisivo (firmato da un abilissimo ex autore di Grillo) che, mentre ci spiega che dare la colpa a Grillo è lo sport del momento (mostrando una foto del non-Leader comparsa per errore in un tg a corredo di una cattiva notizia), sbeffeggia il partito-cretino imputandogli senza attenuanti l’accettazione furbesca e/o ottusa delle leggi ad personam e del conflitto di interessi del Cavaliere. Proprietario, oltre che di tutto il resto, della rete che trasmette quel programma.

  l'Unità 06/05/13

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