I Semifreschi

(Enzo qua e là)

Armi di distrazione di massa

di Enzo Costa

 

“Anche lei, come me, è deluso dall’Ulivo?” “Per essere delusi bisognerebbe essersi prima illusi”. Riconoscete i protagonisti di questa intervista televisiva che cito a memoria ma credo piuttosto fedelmente? Immagino di no, e non solo per via del tempo che è passato (se non sbaglio l’intervista andò in onda verso la fine del 1996). Comunque vi svelo l’arcano: l’intervistato, quello che fa capire di non essersi mai illuso sull’Ulivo, è Gianni Agnelli. E l’intervistatore?

Chi mai sarà il giornalista (vi do un dettaglio in più) che dopo pochi mesi di governo Prodi, in prima serata su Raiuno (altri due elementi significativi), dichiara tranquillamente la propria delusione per la maggioranza di centrosinistra? La smetto con il quiz e rispondo: Enzo Biagi.

Proprio così: il glorioso anchorman del “Fatto”, trasmissione da cui è tratta la mia citazione iniziale. Sorpresi, vero? Eppure è la verità: nella cosiddetta Rai dell’Ulivo il giornalista più noto ed autorevole del servizio pubblico, trovando una sponda nel più importante imprenditore italiano, esprimeva liberamente la propria insoddisfazione per la politica del governo a causa, presumo, delle litigiosità interne del centrosinistra e di certe asprezze rigoristiche dell’esecutivo in materia di bilancio. Ma non è questo il punto. E nemmeno il fatto, pur non trascurabile, che nessuno dell’allora maggioranza ulivista protestò, si indignò o bollò Biagi come sicario al soldo dell’opposizione di destra (né tantomeno ne invocò, minacciò o attuò l’epurazione). Il punto vero è che tutti o quasi tutti hanno, abbiamo, rimosso quell’episodio. E come mai? Semplice: perché ai berlusconidi non giovava che ce ne ricordassimo, ergo – forti delle loro potentissime armi catodiche di distrazione di massa – ce l’hanno fatto scordare. Pubblicizzare le (presunte) perdite, nel senso dei pretesi torti subìti ad opera della tivù pubblica, e oscurare non dico i favori ma anche solo gli esempi di informazione non asservita a nessuno: eccolo, l’efficacissimo vittimismo feroce della destra. Esercitato a suon di leggende metropolitane scandite a tormentone (la Rai di Zaccaria al servizio della sinistra, Biagi, Santoro e Luttazzi killer rossi, e via sloganeggiando a prescindere) e di astuti omissis propedeutici all’oblio. Eccoci così qui a rammentare il Biagi spalla di Benigni e a dimenticare il Biagi critico dell’Ulivo. O a rammentare il Luttazzi che ospita Travaglio e a dimenticare il Luttazzi che ospita un Baget Bozzo beatificante il Bisunto del Signore. O a non riflettere che per un Santoro settimanale c’era un Vespa quotidiano fornitore del set elettorale per il Cavaliere completo di scrivania, pennarello e cartina geografica, e abilissimo - dietro alle riverenze - a dipingere un paese in balìa della microcriminalità, assediato dai clandestini e vittima della perfida Rosy Bindi sabotatrice del buon Di Bella (il tutto ribadito sistematicamente dal Tg2 di Mimun, niente affatto minimizzato dal Tg1 ed enfatizzato dalle news Mediaset).
Tecniche raffinatissime di rimozione occulta, quelle dei berlusconidi. Praticate anche nel presente (in epoca di monologhi ministeriali in tutti i talkshow, sono arrivati ad additare Fabio Fazio per un’intervista a D’Alema trascurando accuratamente le ospitate a “Che tempo che fa” di Follini, Alessandra Mussolini, Matteoli, Zeffirelli e Guzzanti padre degenere). Eppure bisogna sforzarsi di ricordare e di far ricordare. E di evidenziare le enormi differenze tra allora e oggi: a parte la cacciata di Biagi, Santoro e Luttazzi, lo stop a Massimo Fini, la censura alla Guzzanti, il veto a Paolo Rossi, la normalizzazione di Bonolis (!); a parte tiggì e talkshow pubblici e privati (tranne  - fino a quando? - Tg3 e “Ballarò”) oggi totalmente berlusconizzati; a parte che la Rai “dell’Ulivo” diede in diretta due grandi manifestazioni anti-governative del Polo; a parte tutto ciò, ha ragione Giuliano Ferrara a dire che la tivù della destra non fa killeraggio politico (tra uno strombazzamento e l’altro di Telekom-Serbia e un accostamento più o meno subliminale della protesta sindacale al terrorismo): preferisce le cortine fumogene, le nebbie, le notizie celate o debitamente attutite. Il resto è lo svacco dell’“Isola dei famosi”, l’one-Premier-show che sfratta il Tg1 delle 13,30 e Bruno Vespa che persuade più o meno occultamente anche fuori “Porta a Porta”: svelando gli schemi calcistici “concordati” da quel genio del Premier con Ancelotti, o sussurrando ai fornelli della “Prova del cuoco” che l’Italia di Berlusconi ha guadagnato in credibilità internazionale.


Resta una curiosità: com’è che oggi in tutta Raiset non si trova un giornalista illustre che – speculare al Biagi del ’96 – si dichiari deluso dalla Casa delle libertà?

 

                

 

             

Unità del 2/1/2004

Tutti i diritti riservati

 

 

INDICE:

 

4) Doppio Bob (19/1/2004)

3) Armi di distrazione di massa (2/1/2004)

2) Dizionario sragionato del 2003 (30/12/2003)

1) Totò, Tanzi e la banda dello scanner (24/12/2003)